Decoder unico addio, cancellata la legge
ROMA - C' era una volta una regola che ci garantiva un piccolo diritto e una grande comodità: un decoder unico per vedere tutti i canali via satellite. Ora l' associazione "Adiconsum" denuncia che questa norma non c' è più. Il Testo Unico del governo - che raccoglierà e riordinerà tutte le norme sulla tv in vigore dal ' 75 ad oggi - cancella proprio quella norma di quella legge (è la numero 78 del 1999). Un soffio di vento, e il decoder unico sparisce. La regola - obietta il ministero delle Comunicazioni - era superata dai fatti. Nata quando in Italia c' erano Telepiù e Stream (due emittenti), oggi non avrebbe utilità (operando la sola Sky). Mauro Vergari, di Adiconsum, non ci sta e spiega: «Sky sta sostituendo centinaia di migliaia di decoder. Il suo nuovo decoder, color acciaio, impedisce la visione di tanti canali satellitari gratuiti, che risultano accantonati. Migliaia di famiglie, che vogliono vedere tutto, non hanno scelta, dunque. Devono tornare ai due decoder: il primo per vedere Sky; il secondo per i canali gratuiti. Noi stiamo protestando contro Sky proprio perché questa legge, la 79 del 1999, garantisce il decoder unico. Ma ora, grazie alla cancellazione prevista dal Testo Unico, Sky avrà facile gioco a dirci che questa legge non esiste più». Il ministero spiega che la cancellazione non è un capriccio. E' l' effetto indiretto del recepimento, dentro il Testo Unico, dei principi europei scritti in un altro Codice (quello delle Comunicazioni elettroniche). In parole povere, alcune buone regole a tutela delle famiglie resisteranno, anche se non c' è più il principio saldo del decoder unico. A proposito di decoder, batte un colpo anche la Margherita, con un' interrogazione del deputato Giachetti. Il parlamentare ricorda che molte aziende italiane sognano di costruire decoder in grado di vedere Sky. Il fatto è che Sky impedisce di fabbricarli, perché nega a queste aziende la licenza d' uso della sua tecnologia (***). Una sola azienda italiana, la "Access Media", ha diritto a costruire i decoder Sky. La stessa società - sottolinea l' interrogazione - che ha fornito agli uffici della Rai i primi 50 decoder per vedere la tv digitale terrestre. Un' azienda solida? Giachetti nota che la "Access Media" di Padova è in amministrazione straordinaria, e così anche una delle capofila del gruppo, la Finmek Spa (fino a quattro mesi fa presieduta da Roberto Tronchetti Provera, fratello di Marco). Nella stessa galassia di imprese è iscritta la Finmek International S.A. che ha emesso un prestito obbligazionario da 150 milioni in scadenza il 3 dicembre. Bond che la società non sarà in grado di rimborsare. Gianluca Vidal è il commissario straordinario della "Access Media", scelto dal governo per traghettare l' azienda - assicura lui - «verso una stagione di solidità, grazie al piano di rilancio che presenterò il 4 gennaio sulla base della legge Marzano. Il nostro gruppo - aggiunge - ha 3.100 dipendenti. Circa mille sono in cassa integrazione; gli altri sono tutti al loro posto. Anche alla "Access Media", che lavora a pieno regime. Se abbiamo il diritto di costruire i decoder Sky, è perché facevamo altrettanto con Stream, tra i primi a credere in questa tecnologia. Se forniamo la Rai, è perché i nostri decoder del digitale terrestre sono validi, oltre che a buon mercato».
Oggi tale legge non esiste più in quanto abrograta dall'art. 54 del Testo unico della radiotelevisione (Decreto Legislativo 31 luglio 2005, n. 177).[3]