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Ancelotti: "Grande Milan"
Roma in vantaggio a Palermo
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Il tecnico del Milan è soddisfatto dopo il netto 3-0 a Marassi contro il Genoa. "Un primo tempo giocato al massimo, con ritmo e velocità. Kakà capocannoniere? Non mi stupirei. Ronaldo? Venerdì sarà a disposizione"
Carlo Ancelotti, soddisfatto, applaude il Milan. Pegaso
Carlo Ancelotti, soddisfatto, applaude il Milan. Pegaso
GENOVA, 26 agosto 2007 - Un 3-0 che più tondo non si può. Realizzato e tenuto in mano con prepotenza e personalità. Faceva molto caldo a Genova, ma il Milan sembra non avere avvertito canicola e umidità, chiudendo subito la partita e gestendo nella ripresa la vittoria.
PERFEZIONE - Lo sottolinea infatti Carlo Ancelotti: "Un primo tempo giocato alla grande, con ritmo e velocità". Non ha torto. I rossoneri ha fugato subito ogni dubbio entrando subito in clima agonistico. "Tutti i dubbi sono svaniti in 45' - aggiunge il tecnico -. E poi c'era la delicatezza dell'incontro: il primo del campionato, la non conoscenza dello stato reale dei giocatori, l'avversario che tornato in A avrebbe dato tanto. Tutto è andato benissimo".
TUTTI BRAVI - I timori sono svaniti dopo la buona partenza del Genoa. "Non tutto è stato perfetto - analizza -, ma la squadra ha ritrovato subito l'atteggiamento giusto. Sono molto contento per quello che abbiamo fatto vedere". Soddisfatto di tutti; dal primo all'ultimo. Di Kakà, "non mi stupirei se diventasse capocannoniere. Ha grandi qualità ed è motivatissimo. Può fare ancora meglio di quello che ha già fatto". Anche di Gilardino, poco brillante e ancora a bocca asciutta. "Non ha segnato, ma l'ho visto attivo e presente e per me la sua prestazione è stata ottima - afferma Ancelotti -. Non sono abituato a giudicare gli attaccanti dai gol, ne ho fatto giocare uno che per 7 mesi è rimasto a digiuno". Il riferimento è a Del Piero che Ancelotti ha allenato nei suoi due anni di Juventus.
E ORA RONIE ED EMERSON - E guarda avanti con ottimismo, perché Ronaldo ed Emerson sono dietro l'angolo. "Ronie sta lavorando molto bene, ha recuperato dall'infortunio con molta serietà e impegno; siamo tutti curiosi di vedere questo nuovo Ronaldo. Se è sotto i 90 chili? Non voglio dirlo, dico solo che sta molto bene. Per venerdì sarà a disposizione così come Emerson". Ancelotti non vede l'ora di schierarlo. "Può ricoprire tutti e tre i ruoli di centrocampo, la posizione centrale è quella a lui più congeniale, ma con l'esperienza che ha non credo che possa avere problemi a giocare in altre zone del reparto"
 

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Nani, prima perla inglese
Il Manchester Utd respira
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Nel posticipo della 4ª giornata di Premier League, i Red Devils soffrono ma battono 1-0 il Tottenham con un gran tiro del portoghese leggermente deviato da Tevez. E' la prima vittoria dello United in campionato: il Chelsea capolista ora è lontano 5 punti
Le capriole di Nani dopo il gol che decide la sfida dell'Old Trafford. Afp
Le capriole di Nani dopo il gol che decide la sfida dell'Old Trafford. Afp
MILANO, 26 agosto 2007 - Sbuffa, soffre, rischia, non incanta. Ma alla fine ce la fa. Il Manchester Utd coglie la sua prima vittoria in questa Premier League, un faticoso 1-0 sul Tottenham. All'Old Trafford, i campioni d'Inghilterra mettono in mostra tutte le difficoltà che stanno caratterizzando il loro inizio di stagione, ma a metà ripresa Nani risolve la partita, cominciando a giustificare i 25 milioni di euro investiti per strapparlo allo Sporting Lisbona. Il gran tiro del giovane portoghese trova una deviazione di Tevez appena percettibile, che inganna Robinson e porta il Manchester Utd a -5 dalla capolista Chelsea dopo 4 giornate di campionato.
COSI E RICORSI - Per una curiosa trama del destino, lo United aveva ricevuto il Tottenham proprio nel 4° turno della passata Premiership. E indovinate come finì? 1-0, esattamente come oggi. Lo scorso 9 settembre fu decisiva la rete di Giggs, ma erano altri tempi: la squadra di Ferguson veleggiava a punteggio pieno e aveva già realizzato 11 gol. La rete realizzata oggi da Nani in comproprietà con Tevez è, invece, soltanto la seconda per lo United dall'inizio della Premier League. Peggior attacco del torneo insieme a West Ham e Reading: incredibile, se si pensa che lo United è reduce da un campionato in cui ha bucato la porta avversaria ben 83 volte, più di 2 a partita. Ma forse non è poi così incredibile: al momento, Tevez è l'unica punta di ruolo (e non è nemmeno una prima punta) a disposizione di sir Alex Ferguson, date le assenze di Rooney, Saha e Solskjaer.
SFORTUNA BERBATOV - E allora, visto che Cristiano Ronaldo deve scontare la seconda di tre giornate di squalifica, tocca al connazionale Nani fare la differenza, aiutato anche da una prestazione solida di Hargreaves a centrocampo. Non si può dire che questo ragazzo portoghese manchi di personalità: fa spesso confusione, è ingenuo e poco abituato al calcio inglese, ma non ha paura di provare le giocate a effetto. Il suo siluro da oltre 20 metri punisce eccessivamente un Tottenham che non avrebbe meritato la sconfitta. Jol, il tecnico degli Spurs, era considerato in bilico alla vigilia di questa gara. La sua squadra, però, all'Old Trafford dimostra di essere tutt'altro che arrendevole. Berbatov, recuperato in extremis, va due volte vicinissimo al gol del vantaggio. Prima supera con un tocco beffardo Van der Sar e assiste al prodigioso recupero di Ferdinand che spazza sulla linea, poi gli si oppone Brown con un disperato tuffo a porta sguarnita. Ma è destino che il Tottenham non debba sbancare l'Old Trafford: non è mai accaduto da quando è nata la Premier League.
 

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Roux, un'amara pensione
A Lens arriva Papin
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Il tecnico del Lens, che aveva avuto un deroga d'età, alla fine si è arreso e ha chiesto al presidente di cercare qualcuno più giovane: "Non ho più la grinta di un tempo, ammetterlo è un po' umiliante"
Guy Rox, 68 anni, ha deciso di lasciare il Lens. Afp
Guy Rox, 68 anni, ha deciso di lasciare il Lens. Afp
PARIGI (Francia), 26 agosto 2007 - Per lui era intervenuto anche il presidente Nicolas Sarkozy, aprendo un dibattito nazionale sull’effettiva età pensionabile: “Lasciatelo lavorare se ne ha voglia”. Ieri, però, Guy Roux, che aveva ottenuto una deroga al limite imposto dalla Lega per allenare, ha gettato la spugna. A 68 anni, dopo 40 passati alla guida dell’Auxerre e 61 giorni del Lens, il decano degli allenatori ha deciso di rinunciare alla panchina.
ENERGIA – Roux ha ammesso candidamente di non avere più l’energia fisica e mentale per tenere in tensione i suoi giocatori: “Non ho più la grinta di un tempo”. Un mea culpa quasi commovente: “Ammetterlo è un po’ umiliante, ma non volevo che il Lens ne pagasse le conseguenze, così ho detto al presidente di trovare qualcuno più giovane”. L'annuncio, dopo la sconfitta per 2-1 a Strasburgo.
ETA’ - A 68 anni, Roux quindi lascia. È rimasto alla guida del Lens per 61 giorni, dopo aver dato battaglia in Lega per essere riconosciuto nel ruolo di allenatore, status in un primo tempo negatogli dai regolamenti che fissavano l’età massima a 65. Oltre a Sarkozy, erano intervenuti in sua difesa anche il ministro dello Sport e dell’Economia. Alla fine, come sempre, Roux aveva vinto il duello.
LENS - Si chiude di nuovo e per sua stessa ammissione, “definitivamente”, la carriera sportiva di un allenatore che portò l’Auxerre dall’interregionale allo scudetto e all’Europa. Un’epopea durata quattro decenni, rilanciata con la sfida del Lens. Sfida fallita, ma che apre le porte a Jean-Pierre Papin. L’ex milanista, che lo scorso anno aveva ottenuto la promozione in A dello Strasburgo prima di essere licenziato, è il designato alla successione.
GROSSO - Lens a parte, il Nancy, che finora non ha comprato nessun nuovo giocatore, continua a volare. Ieri, gli uomini di Correa hanno travolto l’Auxerre (4-1) e sono soli in vetta alla classifica. Bene anche il Monaco , terzo dopo la vittoria (3-1) su Le Mans. Il Bordeaux di Blanc ha imposto un pareggio al Lorient (2-2). Stasera, il Lione si gioca punti importanti soprattutto dal punto di vista mentale nel derby con il Saint Etienne. Grosso è già nel mirino della critica. Perrin lo difende: “Una settimana fa a Lorient ha fatto un errore e ne è cosciente, ma non ha problemi difensivi. Basta condannarlo”. La risposta vera ora spetta al campo.
 

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Il caldo fa male a Baldini
calcio nel sedere a Di Carlo
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Inedito episodio al Tardini: il tecnico del Catania, espulso dall'arbitro nel finale di gara, litiga con Di Carlo e gli rifila un calcione. L'allenatore degli emiliani e Ghirardi accusano, Pulvirenti condanna ma giustifica
Il fotogramma di Sky del calcio di Baldini a Di Carlo. Omega
Il fotogramma di Sky del calcio di Baldini a Di Carlo. Omega
PARMA, 26 agosto 2007 - C’eravamo tanto odiati, possiamo sintetizzare così il rapporto Di Carlo-Baldini, che oggi si è arricchito di un capitolo decisamente originale e sconveniente. Che l’epilogo odierno non rappresenti l'inizio della storia d’amore tra i due, lo testimoniano le dichiarazioni del post partita del tecnico del Parma: “Baldini lo conosciamo bene, lui è fatto così”.
I FATTI - Ma tornando alla cronaca, ecco l’oggetto della diatriba: al 39’ del secondo tempo l’arbitro Stefanini espelle il tecnico del Catania, reo di essere troppo effervescente in panchina. L’allenatore dei siciliani, però, si attarda a dare indicazione ai suoi e fa arrabbiare il collega. I due si beccano, gesticolano e nel farlo si sfiorano. Di Carlo si gira e rientra verso la sua panchina, Baldini non ci pensa su e gli rifila un calcione nel sedere, per poi dirigersi negli spogliatoi.
POST PARTITA – Ovviamente la vicenda ha ampio risalto nelle dichiarazioni del dopo gara e non potrebbe essere altrimenti. Di Carlo continua: “Certo non abbiamo dato una bella immagine e per questo chiedo scusa, ma deve farlo soprattutto il Signor Baldini. Bisogna solo vergognarsi per quanto accaduto, ma forse il caldo ha fatto scattare qualcosa nell’allenatore del Catania”. Ancor più duro il presidente del Parma Ghirardi: “Fossi nel mio collega, lo caccerei oggi stesso”.
VERSIONE CATANESE – Dall’altra parte parla solo il presidente Pulvirenti, che cerca di smorzare i toni, pur condannando il gesto del suo allenatore: “Nessuno si può permettere di fare un gesto simile, neanche il presidente. La regola vale anche per Baldini. Ho parlato con lui, ha sbagliato. È stato chiaramente provocato ma il suo gesto è stato esagerato. Peccato per questo episodio, però lo circoscriverei: non è stato bello ma non esagererei più di tanto”.
 

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Mancini trova l'errore
"Sprechiamo troppo"
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Il tecnico nerazzurro spiega così la partenza deludente dell'Inter, che a San Siro ha pareggiato 1-1 contro l'Udinese: "Abbiamo avuto le occasioni per chiudere la partita ma le abbiamo fallite. In dieci il caldo ci ha penalizzato"
Roberto Mancini, 42 anni, 111 vittorie da allenatore in serie A. Ansa
Roberto Mancini, 42 anni, 111 vittorie da allenatore in serie A. Ansa
MILANO, 26 agosto 2007 - Non è l'inizio di stagione che Roberto Mancini si aspettava. La sconfitta in Supercoppa era stato un campanello d'allarme. Il pareggio incassato per mano dell'Udinese è qualcosa di più. L'Inter non c'è. "Dovevamo chiudere la partita nel primo tempo, abbiamo avuto le occasioni giuste per farlo", ha detto il tecnico nerazzurro dopo l’1-1 di San Siro. "Nella prima parte della gara abbiamo fatto molto bene - ha spiegato ai microfoni di Sky Sport - creando molte occasioni per chiudere la partita, ma le abbiamo fallite. Nel secondo tempo, poi, abbiamo pagato l’inferiorità numerica e un gol casuale. Le partite di inizio stagione sono strane".
"PROBLEMI FISICI" - L’allenatore è convinto che la sua squadra abbia sofferto molto anche a causa del caldo: "Quando siamo rimasti in 10, abbiamo sofferto come era prevedibile. Abbiamo pagato l'inferioritá numerica, soprattutto in queste condizioniSecondo me ad agosto e settembre le partite non andrebbero giocate alle 15, ma alle 18. In inverno invece c'è il problema inverso: si continua a giocare alle 20.30....". Tornando ai problemi della sua squadra, Mancini ammette che l’Inter è ancora alle prese con qualche guaio fisico di troppo: "Qualche problema c’è: ci sono giocatori che hanno cominciato la preparazione in ritardo e qualche infortunio di troppo. Poi la nostra squadra, in virtù della struttura fisica, ci mette un pò di più delle altre ad entrare in condizione".
 

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Diarra: "Italiani imbroglioni"
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Mentre il c.t. della Francia, Domenech, non commenta la conferma della sua squalifica, il centrocampista dell'Arsenal riaccende la miccia accusando gli azzurri di essere anche dei provocatori
Il centrocampista francese Lassana Diarra. Afp
Il centrocampista francese Lassana Diarra. Afp
CLAIREFONTAINE (Francia), 4 settembre 2007 - "Per me è finita". Con queste poche parole il c.t. della Francia, Raymond Domenech, ha commentato la decisione della Commissione di appello della Uefa di confermare la sua squalifica per Italia-Francia, gara che si giocherà sabato a Milano e valida per le qualificazioni ai prossimi Europei. "Sarò in tribuna- ha poi aggiunto Domenech- e non ho commenti da fare. È una decisione già presa. Punto. Mi rifaccio al titolo di una canzone di Serge Gainsbourg: 'Nessun commento'".
Domenech, quindi, assisterà alla gara dalla tribuna: "In Inghilterra gli allenatori sono spesso sugli spalti, un po' più in alto...". Il ct francese, però, dalla tribuna non potrà comunicare con la sua squadra: "Prima dell'incontro, essere negli spogliatoi non è di alcuna utilità perchè i giocatori sono già concentrati. Se il lavoro è stato ben fatto, non c'è nulla da dire. E anche nell'intervallo, alle volte, non c'è niente da dire".
Dal 'no comment' di Domenech alle dichiarazioni pepate di Diarra, che giudica gli italiani "imbroglioni" e "un po' provocatori": "Si sa - dice il centrocampista dell'Arsenal - gli italiani hanno questa reputazione. L'importante sarà non cadere nelle loro provocazioni. L'Italia ha Pirlo e Gattuso? Bene, ma noi abbiamo Makelele e Viera. Non mi sembra che siano più forti".
 

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Milan, è arrivato Pato
"Onorerò questa maglia"
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Il brasiliano è atterrato a Milano intorno alle 12.30, domani si allenerà per la prima volta a Milanello: "Devo imparare subito l'italiano. Mi aiuteranno Ronaldo e Kakà, che mi aspettano a braccia aperte"
Alexandre Pato, 18 anni, sta per iniziare la sua avventura italiana. Reuters
Alexandre Pato, 18 anni, sta per iniziare la sua avventura italiana. Reuters
MILANO, 4 settembre 2007 - "Domani mi allenerò a Milanello, so che Ronaldo e Kakà mi aspettano a bracce aperte. Devo imparare l'italiano, per ora conosco solo le parole 'ciao' e 'parlo'". Atterrato a Milano intorno alle 12.30, il brasiliano Pato dovrebbe scendere in campo giovedì nell'amichevole contro la Dinamo Kiev. "Il viaggio è andato bene - ha detto il giovane talento del Milan -, con me è arrivata anche la mia famiglia che è la cosa più importante. Sono contento di essere in Italia e lavorerò per onorare questa maglia". Il brasiliano ieri ha avuto modo di vedere impegnati i nuovi compagni nella seconda gara di campionato: "So che il Milan ieri ha pareggiato, ho visto la partita con la Fiorentina in televisione, spero di poter assistere alla prossima".
TALENTO DA "COCCOLARE" - Su Pato la società rossonera ha investito moltissimo in previsione futura. Dovendo rinunciare a impiegare il giocatore nelle gare ufficiali prima di gennaio, lo staff tecnico del Milan avrà tutto il tempo di facilitare l'inserimento del brasiliano, prima nell'ambiente e poi negli schemi tattici di Carlo Ancelotti. Il tecnico rossonero, in occasione della Supercoppa europea vinta contro il Siviglia, aveva parlato del giovane talento in arrivo: "Quando arriverà Pato - erano state le parole di Ancelotti - dovremo 'coccolarlo'. Per questo, ora non abbiamo certo il tempo di pensare ad acquistare altri attaccanti". Anche perché, oltre che dell'inserimento di Pato, il Milan deve preoccuparsi di recuperare psicologicamente Gilardino, un po' beccato dai tifosi rossoneri in questo periodo di scarso feeling col gol.
 

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Lega, Ghirardi consigliere
E le grandi se ne vanno
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L'assemblea dei club di A e B nomina il presidente del Parma in Consiglio, preferendolo a Cobolli Gigli: le big restano senza rappresentanza e abbandonano la sede. Intanto la B minaccia che senza tv sospenderà il campionato
Il vicepresidente del Milan Adriano Galliani oggi in Lega. Liverani
Il vicepresidente del Milan Adriano Galliani oggi in Lega. Liverani
MILANO, 4 settembre 2007 - È Tommaso Ghirardi del Parma il sesto consigliere di serie A eletto nell'assemblea straordinaria che si è da poco conclusa in Lega calcio. Il consiglio è ora dunque composto da Cairo, Lotito, Pozzo, Ruggeri, Spinelli e Ghirardi. Stefano Fantinel della Triestina è invece il nuovo consigliere per la serie B.
L'"AVENTINO" - Giovanni Cobolli Gigli, insomma, non è stato riconfermato, ma proprio questa svolta ha fatto saltare gli equilibri: in cinque - Milan, Inter, Juve, Roma e Napoli - hanno abbandonato i lavori. Lo annuncia Adriano Galliani lasciando la sede della Lega: "Con la mancata elezione di Cobolli Gigli non c'è nessun rappresentante delle cinque grandi che vota nel Consiglio di Lega, perché Rosella Sensi vicepresidente vicario non vota, Moratti e Galliani, in quanto consiglieri federali sono invitati, ma senza diritto di voto, e alla Juve è stato detto di no. Quindi Juve, Milan, Inter, Roma e Napoli non hanno alcun rappresentante nel consiglio di Lega. Crediamo che questo Consiglio di Lega non rappresenti tutta la serie A, ma solo la minoranza e quindi ce ne siamo andati".
MINORANZA - Poi Galliani chiarisce ulteriormente: " È ovvio ed evidente che con il vecchio regolamento era prevista una maggioranza di tre quarti, adesso basta la maggioranza semplice. È chiaro che il 16% dei tifosi sono rappresentati da 15 società, l'84% da cinque società che perderanno sempre in Lega. Se pensiamo di fare qualcosa? Vedremo cosa fare. Di sicuro non assisteremo impotenti: anche se c'è da cambiare lo zerbino rientrando siamo sempre in minoranza. Abbiamo già pensato cosa fare, ma gli avvocati ci hanno suggerito di non dirlo, quindi non lo dico. Loro andranno avanti a colpi di maggioranza ed è certo che ce l'avranno. Che lo facciano pure. Anche la maggioranza di governo va avanti a colpi di fiducia e noi vedremo cosa fare. Siamo una minoranza. Arrabbiati? Noi non siamo arrabbiati con nessuno".
LA RICOSTRUZIONE - "Abbiamo chiesto all'assemblea di eleggere Cobolli Gigli in rappresentanza di grandi e di piccole. Risultato: al secondo turno Ghirardi 11 voti, Cobolli 8. La Fiorentina si è schierata per Cobolli Gigli, gli altri due non so chi fossero. Ma è evidente che ormai tutto sarà così anche quando ci sarà bisogno di decidere il fornitore, che so, del gasolio di riscaldamento. Quindi adesso potrebbero decidere anche sulla mutualità... Chiedete a loro, possono prendere qualunque tipo di decisione. Non possiamo pensare di andare avanti in questa situazione. Lasciar fuori dal Consiglio di Lega tutte le cinque grandi a me sembra un grande errore strategico. Dall'altra parte l'hanno pensata diversamente. Il presidente? Matarrese si è schierato dicendo che era giusta la rappresentatività delle grandi ma è stato zittito. Da chi? Ve lo farete dire da loro. Ma non è un problema tra Ghirardi e Cobolli, ma di rappresentanza di club".
COBOLLI - Il presidente della Juventus non sembra molto sorpreso di essere stato "trombato" nel segreto dell'urna, alla votazione per la rappresentanza nel consiglio di Lega. "Me l'aspettavo - afferma - perché questa votazione viene da un'assemblea che aveva già dato segnali di aggregazione di alcune società". Ma è la vittoria di Davide su Golia? "No, è quella di Masaniello - risponde Cobolli Gigli -. Adesso io non verrò più ai consigli, come è ovvio, e, per quanto riguarda l'assemblea, decideremo in base all'ordine del giorno. Mi rincresce perché la Juve aveva ricominciato a lavorare con buona volontà e quindi non partecipare ai prossimi lavori è un peccato, perché penso che la società che ha il numero più grande di tifosi poteva dare il suo contributo in questo momento nel quale si devono prendere decisioni così importanti. Penso al governo della Lega e ai diritti televisivi però la democrazia ha detto questo". E adesso cosa pensate di fare? "Niente perché la democrazia è democrazia". Però poi Cobolli aggiunge che la Juve "continuerà a lavorare per contribuire a che venga fatta una legge giusta sui diritti tv anche in fase transitoria, perchè Roma, Napoli, Inter Juve e Milan sono i titolari dei diritti televisivi più importanti. Noi dobbiamo essere tranquilli nel caso decidessimo di affidare a una vendita centralizzata il nostro patrimonio".
LA B DURISSIMA - All'ordine del giorno della riunione di oggi c'era la questione dei diritti televisivi per la serie B, ancora senza contratto (la Lega finora ha in mano un'offerta di Sky che non arriva ai 10 milioni di euro). Le cui società hanno preso una posizione durissima: questa domenica non ci saranno né anticipi né posticipi, e in assenza di una soluzione soddisfacente la minaccia è la sospensione del campionato.
 

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Donadoni versione Francia
"Non sono sotto esame"
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Il c.t. a Coverciano: "Sono l'allenatore della Nazionale e mi prendo le mie responsabilità. Panucci è un esempio di disponibilità. Toni? Vediamo quali risposte darà il suo fisico, domani decideremo. Gilardino? Blocco psicologico, tornerà grande"
Roberto Donadoni, commissario tecnico dell'Italia. Afp
Roberto Donadoni, commissario tecnico dell'Italia. Afp
COVERCIANO (Firenze), 4 settembre 2007 - La sfida contro la Francia, le novità nella lista della convocazioni, la possibile formazione e i miglioramenti che il c.t. si aspetta a quindici giorni dalla sconfitta in Ungheria. Ecco il concentrato del Donadoni-pensiero nel primo (vero) giorno di ritiro azzurro.
SU PANUCCI – Il difensore della Roma mancava dal giugno 2004, l'ultima apparizione in Italia-Bulgaria con Trapattoni in panchina. "Vorrei sottolineare la sua assoluta disponibilità, ai ragazzi che vengono qui chiedo soprattutto questo". L'elogio del romanista suona come una risposta ai no di Totti e Nesta. "Panucci è un giocatore duttile, di grande qualità. Ma è lo spirito quello che conta, il suo è un esempio da far risaltare specialmente quando in giro si parla molto di disamore verso la Nazionale".
SFIDA DECISIVA O UNA DELLE TANTE? - In visita a Coverciano c'è il presidente Federale Giancarlo Abete: "Quella contro la Francia è una delle dodici partite di qualificazione che l'Italia deve affrontare" spiega. Donadoni è d'accordo, ma aggiunge che "l'avversario di sabato è sicuramente il più forte del girone. Ma anche noi stiamo meglio, mi aspetto passi in avanti sotto il profilo fisico e del gioco rispetto alla gara con l'Ungheria". Guai a parlare di un c.t. sotto esame: "Sono l'allenatore della Nazionale e mi prendo le mie responsabilità. Se questo significa essere sotto esame lo sarò, ma non mi ci sento affatto".
FORMAZIONE E MODULO – Molto (tutto) dipende da Luca Toni. Stamattina l'attaccante si è dedicato alle terapie per cercare di curare i problemi al quadricipite destro, nel pomeriggio svolgerà una seduta differenziata: "Vediamo quali risposte darà il suo fisico e domani decideremo. Rimane comunque nel gruppo. Se non gioca sabato, ed è possibile, vuol dire che sarà al massimo per l'Ucraina". Così il commissario tecnico si prepara a ogni soluzione: "Oggi cominceremo a studiare la partita, a provare le varie ipotesi. Perrotta e Camoranesi? Il loro è un problema di condizione, fisicamente sono a posto. Poi ci sono i cinque diffidati, se beccano un giallo ci sarà da rivedere le carte".
LE CONVOCAZIONI – Nella lista dei 25 c'è l'esordiente Foggia, "sta facendo bene, ed è la dimostrazione che sto attento a tutti", manca Gilardino: "Il suo è un blocco psicolgico, tornerà presto a fare quello che ci aveva mostrato nel recente passato".
Poi la parola passa ai giocatori.
PANUCCI – La sua è una storia particolare. In azzurro dopo tre anni di assenza ritrova Donadoni, prima compagno nel Milan, ora c.t.: "Tornare in Nazionale mi rimepie d'orgoglio, ho l'entusiasmo di un ragazzino, per me è come una rivincita personale – confessa Panucci - . Arrivo qui senza alcuna pretesa, pronto a dare una mano se chiamato in causa. Lippi? Può starci che fra due persone ci sia antipatia". Sul campionato: "La Juve è una squadra forte, ma meno della Roma. Le milanesi sono attrezzate per poterci battere - ha spiegato il difensore giallorosso- ma anche noi lo siamo per potere battere loro. È presto per dire chi la spunterà, siamo ancora alla seconda giornata di campionato. Certo noi siamo una squadra che può fare qualcosa di importante, ma già si parla troppo facilmente di scudetto".
CHIELLINI – Parla anche il difensore della Juventus: "Paura della Francia? Se mettiamo in campo grinta e carattere saranno loro a doverci temere. E poi confido in Trezeguet, spero che si sia sfogato segnando in campionato".
 

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Chelsea, Ballack è un giallo
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L'esclusione del tedesco dalla lista per la Champions League fa discutere in Inghilterra: il problema alla caviglia non convince, possibile una cessione del giocatore a gennaio. E intanto Robben attacca Mourinho dalla Spagna
Michael Ballack, 30 anni, potrebbe lasciare il Chelsea a gennaio. Ap
Michael Ballack, 30 anni, potrebbe lasciare il Chelsea a gennaio. Ap
LONDRA (Gb), 4 settembre 2007 - Dopo quella di Adriano, c’è un’altra esclusione eccellente dalle liste di Champions League che sta facendo molto discutere dall’altra parte della Manica: il nome di Michael Ballack non compare, infatti, fra i 25 del Chelsea e il siluramento del tedesco ha ridato fiato alle indiscrezioni che lo vorrebbero via da Londra alla riapertura del mercato di gennaio, complice il fatto che, potendo giocare in Europa, il suo valore è aumentato e i Blues possono così chiedere una cifra maggiore.
CAVIGLIA - Ufficialmente, il centrocampista sarebbe finito fuori elenco a causa dell’infortunio alla caviglia rimediato nell’aprile scorso (ha già subito due operazioni) e che, stando al club, gli impedirebbe di giocare fino a dicembre. "Possiamo confermare che Michael Ballack non è stato incluso nelle liste dell’Uefa – ha detto alla stampa un portavoce dei Blues – perché la sua disponibilità al momento della chiusura delle liste non poteva essere garantita. Ovviamente, noi speriamo di averlo per la fase finale, nel caso in cui ci qualificassimo".
NAZIONALE - Ma il Sun ha rivelato che il c.t. tedesco, Joachim Loew, è sicuro di avere il suo giocatore a disposizione già per la gara di qualificazione a Euro 2008 contro la Repubblica d’Irlanda del 13 ottobre prossimo. "Ora l’infortunio è passato – ha spiegato Loew – Michael sta sempre meglio ogni giorno che passa. E’ importante che stabilisca un programma per la stagione e l’allenatore del Chelsea deve decidere quando farlo rientrare. Ci auguriamo di averlo per la partita di ottobre".
NERVI TESI - Questa discrepanza non fa, dunque, che aumentare i dubbi sul futuro del centrocampista alla corte di Mourinho, diventato uno dei suoi critici più spietati dopo che il suo ex pupillo aveva deciso di sottoporsi al primo intervento alla caviglia senza la sua autorizzazione. E sebbene il Chelsea insista sul fatto che non vi sia nulla di sinistro nell’esclusione del tedesco, adducendo esclusivamente motivazioni di carattere fisico, questo tipo di comportamento stride nettamente con quello tenuto nei confronti di Wayne Bridge, pure lui vittima di un lungo infortunio (e fra l’altro non si sa nemmeno quando tornerà in campo), ma incluso nei 25 dell’Uefa. Se, come del resto è l’obiettivo minimo preteso da Abramovich, i Blues si qualificheranno alla seconda fase della Champions, Ballack potrà dunque giocare in Europa a partire dal prossimo febbraio, ma a questo punto che lo faccia con la maglia dei londinesi è tutto da vedere.
ROBBEN – Non bastassero i dolori di Ballack, ci si è messo anche Arjen Robben da Madrid ad angustiare il povero Mourinho. E le accuse dell’attaccante olandese verso l’ex allenatore bruciano ancora di più all’indomani della sconfitta con l’Aston Villa e delle critiche di Roman Abramovich, già stufo marcio del non-gioco espresso dal suo Chelsea stellare, come conferma la sua uscita a precipizio dallo stadio al momento del raddoppio avversario. "Sono scappato al Real Madrid per giocare finalmente un bel calcio – ha sparato Robben al Sun - . Qui mi diverto e penso che sia questo il modo di giocare che più si adatta alle mie caratteristiche. Il Real è una squadra e l’allenatore ci dice di andare all’attacco, di giocare un calcio spettacolare, di divertire e questa è davvero musica per le mie orecchie". A conferma delle parole dell’olandesino, lo scoppiettante 5-0 al Villarreal dello scorso fine settimana: un risultato che piacerebbe tanto ad Abramovich, al posto di quelle risicate vittorie con un minimo scarto che non lo divertono affatto. "Lo scorso anno sono stato un po’ sfortunato – ha proseguito l’olandese – perché ho subito un’operazione al ginocchio che mi ha tenuto lontano dal campo per qualche tempo, ma sono andato via dal Chelsea per dimostrare a tutti che giocatore sono". Soprattutto a Mourinho
 

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Galliani e l'idea Adriano
"Moratti non vende"
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Il vicepresidente del Milan Galliani, al suo arrivo all'assemblea di Lega, esclude nuovi tentativi: "La non disponibilità dell'operazione è stata ribadita mille volte". Su Ronaldo: "Giocherà quando sarà al 100%". E su Gilardino: "San Siro ingeneroso, ho fiducia in lui"
Adriano Galliani con Silvio Berlusconi. Reuters
Adriano Galliani con Silvio Berlusconi. Reuters
MILANO, 4 settembre 2007 - "La Fiorentina ha avuto otto giorni per preparare la gara, noi solo due e mezzo: quindi il pareggio va bene. E comunque non lo baratterei mai con la vittoria in Supercoppa a Montecarlo". Con un sorriso, il vicepresidente del Milan, Adriano Galliani, respinge qualsiasi tentativo di critica per la non del tutto convincente prestazione dei rossoneri contro i viola. Al suo arrivo in Lega Calcio per l'assemblea straordinaria, Galliani coglie anche l'occasione per difendere Alberto Gilardino, fischiato ieri dai suoi tifosi. "Con lui il pubblico di San Siro è ingeneroso - afferma Galliani -. La gente è viziata e non ti perdona neanche uno stop sbagliato: peraltro succede anche ai tenori nel teatro di Parma".
PATO - Fiducia a oltranza di Galliani nei suoi confronti e in quelli di tutto l'attacco rossonero. "Abbiamo fatto sette gol nelle ultime tre partite, e in aggiunta alle tre punte, alle mezze punte e ai tre quarti di punta, oggi sbarca anche la quarta punta": vale a dire il giovanissimo brasiliano Pato, atteso nel pomeriggio. "Ha 18 anni e un giorno - sorride Galliani - e così non direte più che il Milan è una squadra vecchia". Per Galliani, sulle condizioni fisiche di Pato dovranno pronunciarsi Ancelotti e lo staff medico, dopo il primo allenamento. "Pato, comunque, mi ha fatto una buonissima impressione, mi pare sia un ragazzo con personalità". Il ragazzo potrebbe esordire giovedì nell'amichevole a Kiev.
ADRIANO - Sempre in tema di attaccanti brasiliani, "per Ronaldo non c'è nessun caso - assicura Galliani -. Ha dolore e finchè non sarà al 100% non lo rischiamo. Per Adriano al Milan, invece, si tratta semplicemente di "fantacalcio. Escludo che il presidente Moratti ce lo possa cedere, altrimenti noi lo avremmo preso. Non ci saranno ulteriori tentativi in quanto la non disponibilità dell'operazione è stata ribadita mille volte".
 

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Moratti ricorda Facchetti
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4 settembre 2007 - "Giacinto Facchetti è mancato, mancherà tantissimo sempre. Può sembrare istintiva come sensazione, ma è la realtà, è la sostanza". Il sito dell'Inter inizia così il suo ricordo in memoria di Facchetti, scomparso un anno fa, con una lunga lettera scritta da Massimo Moratti. "Manca nei momenti importanti. Manca quando hai bisogno di qualcuno insieme al quale risolvere un problema. È mancato e manca tantissimo dal punto di vista umano, perché aveva la capacità di ascoltare, magari ero arrabbiato io o era arrabbiato lui, comunque riusciva a smontare adagio adagio l'arrabbiatura e riusciva a ricostruire qualcosa di utile per un ambiente che conosceva benissimo. In questo primo anno senza di lui, a Giacinto sarebbe piaciuto vedere tutti questi giovani che abbiamo all'Inter, sarebbe stato felice per il successo della Primavera in campionato e per la crescita del Settore Giovanile, la costante ricerca per trovare, attraverso il Settore Giovanile, qualche calciatore per la prima squadra. E poi gli sarebbe piaciuto lo scudetto e molto il carattere dimostrato dalla squadra nella passata stagione. Gli sarebbe piaciuto perché era e deve essere simile a quello che aveva conosciuto quando lui giocava nell'Inter. Di quello che Facchetti ci ha insegnato non dobbiamo mai perdere la disciplina, che per lui era un insieme di onestà, di lealtà, di correttezza nei rapporti, un insieme naturale, normale. Quando qualcuno si offende dice 'ma questi dell'Inter parlano di onestà... ', ma non è per sbandierare l'onestà, mai nessuno la deve sbandierare, ma riferita a Facchetti era, ed è, molto istintiva e naturale, come lo era per lui, per quel suo vedere le cose con un ordine preciso, quasi fosse matematica. È questo qualcosa che un po' manca perché riportava sempre il discorso sui fattori seri e obbligatori. È un qualcosa che sembra naturale, invece naturale e normale non è mai".
 

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Facchetti, un anno dopo
Anche un libro per ricordarlo
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Domani ricorre l'anniversario della scomparsa di uno dei campioni più amati nella storia del calcio italiano. In "Lo chiamavano Giacinto" il ritratto di un uomo corretto, simbolo dei valori più puri dello sport
Una foto di Giacinto Facchetti con la maglia dell'Inter
Una foto di Giacinto Facchetti con la maglia dell'Inter
MILANO, 3 settembre 2007 - Domani sarà passato un anno dalla morte di Giacinto Facchetti. Dodici mesi in cui la statura umana e la classe di uno dei simboli del calcio italiano sono stati ricordati più volte dall'Inter (il suo club, la sua passione, la sua casa) dalle istituzioni sportive e anche dalla Gazzetta, con la prima edizione del Premio intitolato alla memoria del "Cipe" e assegnato a Julio Gonzalez del Vicenza.
CINEMA ED EDITORIA - Le iniziative per ricordare il difensore simbolo di un'epoca, leader della Nazionale campione d'Europa nel '68 e vicecampione del Mondo nel '70 sono molteplici. Al Festival del Cinema di Venezia è stato presentato il documentario "Il Capitano" di Alberto d'Onofrio, che proprio domani Rai Tre dovrebbe trasmettere (il condizionale è legato a una diatriba sull'orario della messa in onda non ancora risolta) alle 8 del mattino. Un ritratto fedele e toccante dell'uomo conosciuto nel mondo come "il terzino cannoniere", uno dei volti migliori espressi dall'Italia durante la fase di transizione che ha accompagnato il Paese dall'era del boom economico a quella della modernità. Proprio in questo solco s'inserisce il libro di Massimo Arcidiacono, giornalista della Gazzetta dello Sport, uscito in questi giorni per Melampo Editore. Una favola dolceamara, come scrive l'autore, che in "Lo chiamavano Giacinto" racconta la storia e i valori di uno dei campioni più amati dagli italiani, senza distinzioni di fede. Una testimonianza fatta di misura, correttezza e decoro, gli stessi che traspaiono dalle foto d'epoca che lo ritraggono quasi sempre in secondo piano, come dalle cronache degli ultimi anni che hanno scandito la sua vita di dirigente sportivo, tra i più fieri oppositori del calcio cresciuto tra scandali e abusi di potere.
 

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Moratti carica Adriano
"Ci aiuterà per lo scudetto"
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Il presidente dell'Inter: "La sua avventura qui non è finita, giocherà il campionato che per noi è importantissimo e ci darà una mano a vincerlo. La Champions? Sapevo dell'esclusione, c'era il mio ok"
Massimo Moratti (des) con Adriano. Liverani
Massimo Moratti (des) con Adriano. Liverani
MILANO, 3 settembre 2007 - "Adriano? Ero al corrente della decisione che ha preso Mancini. C'era l'avallo mio e della società. Il ragazzo giocherà il campionato che per noi è importantissimo e ci aiuterà a vincerlo". Massimo Moratti prova ad allentare la tensione attorno all'esclusione di Adriano dalla lista della Champions League, e assicura che l'attaccante brasiliano "si sta allenando bene e di sicuro recupererà. La sua avventura all'Inter non è finita".
A MALINCUORE - Ha fatto molto discutere l'esclusione dalla Champions: "È stata presa all'unanimità ma sinceramente a malincuore perché dovuta alla situazione in cui ci siamo ritrovati con carenza totale di difensori - ha proseguito Moratti - siamo stati costretti a prendere questa decisione che comunque non è contro il giocatore, tutt'altro".
NE USCIRA' - Non è che sia ormai irrecuperabile? "No, assolutamente, perché non è che abbia detto e non mantenuto. Certo non è facile uscire da certe situazioni ma il ragazzo sta facendo bene sotto il profilo degli allenamenti. Non è che si è comportato male, si è trovato in una situazione difficile psicologicamente". C'è spazio anche per l'autocritica: "È sempre un errore pensare che abbiamo fatto abbastanza, di certo non abbiamo fatto abbastanza - ha detto Moratti - sia con l'affetto, sia con la stima, sia con fatti pratici questo ragazzo riuscirà certamente in tempi brevi a venir fuori da questa situazione".
JUVE - Intervistato dai giornalisti all'uscita dagli uffici della Saras, il patron nerazzurro ha parlato anche di Juventus e di Alvaro Recoba. "Non mi aspettavo una partenza così veloce, ma sono passate soltanto due partite. La Juve è comunque una squadra con una grande storia e potrà andare avanti così anche in futuro". Sul Chino, ceduto in prestito al Torino dove ieri ha esordito mettendo lo zampino su entrambi i gol granata, Moratti dice: "Non è vero che all'Inter lo volevo solo io. Non l'ho visto ieri, ma lo stimo tantissimo sin da quando è arrivato all'Inter. Spero possa fare grandi cose al Torino".
 

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Donadoni ammette
"Troppo rinunciatari"
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Il c.t. non rinnega le sue scelte ma evidenzia: "Abbiamo tenuto testa alla Francia, ma nei primi 25' dovevamo osare di più". Oddo, Cannavaro e Buffon condannano i fischi all'inno francese. Vieira: "Non ce lo aspettavamo"
Il rammarico di Fabio Cannavaro: a Kiev servirà un successo. Ansa
Il rammarico di Fabio Cannavaro: a Kiev servirà un successo. Ansa
MILANO, 8 settembre 2007 - Roberto Donadoni dà valore allo 0-0 con la Francia conservando una certa sicurezza. "Abbiamo tenuto testa a questa squadra creando le nostre occasioni - ha detto il c.t. -. Peccato per i primi 25 minuti nei quali siamo stati un po' rinunciatari. Nella parte finale ci abbiamo provato, ma avevamo speso troppo". Il c.t. non sembra troppo deluso, nonostante il pareggio con i Bleus obblighi l'Italia a vincere nella gara di mercoledì con l'Ucraina per sperare nella qualificazione a Euro 2008. "È sempre obbligatorio vincere - la risposta ai microfoni di Raisport del c.t. azzurro - e giocare bene". Sulle possibilità della Nazionale di passare il turno Cristiano Lucarelli mantiene la stessa fiducia della vigilia: "Questo punto non è da buttare, restiamo in corsa e sono sicuro che non avremo problemi a qualificarci".
L'INNO FISCHIATO - Massimo Oddo ha sottolineato la differenza di condizione con i transalpini: "La volontà c'era, ma davanti avevamo la Francia, una grande squadra. Noi avevamo un paio di uomini non al meglio ma spingevamo ugualmente. Loro sono stati molto bravi con i centrocampisti laterali a seguirci, ci lasciavano poco spazio, così come lasciavano poco spazio ai nostri tre uomini lì davanti". Poi Oddo condanna i fischi del pubblico del "Meazza" durante l'esecuzione della Marsigliese, l'inno francese. "È un fatto da condannare assolutamente: non si doveva fare e non si deve fare mai e se volete saperlo io in campo mi sono vergognato!". Fabio Cannavaro che ai microfoni di Raisport si è unito nel biasimare i fischi: "Non mi sono piaciuti. Sinceramente ho fatto tante partite all'estero e non ho mai sentito fischiare l'inno italiano. Non capisco perché qui si debbano fischiare le altre nazionali: non c'è stata tanta educazione". Buffon ha aggiunto: "Avevamo chiesto ai nostri tifosi di rispettare l'inno, perché è una parte importante della storia di ogni Paese. A due mesi dalla vittoria del Mondiale loro ci avevano applaudito. Da questo punto di vista abbiamo da imparare da loro". Molto duro Vieira: "Sono rimasto sorpreso e scioccato da tutti quei fischi, non ce lo aspettavamo".
 

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Trezeguet fa 100 e rilancia
La Sensi: "Roma migliore"
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"Lo scudetto? Dobbiamo giocarcela fino in fondo", dice l'attaccante francese, che nel 2-2 della Juve all'Olimpico ha raggiunto le tre cifre quanto a gol in serie A. Ma Cobolli frena: "Stiamo parlando di miracoli". La giallorossa: "Noi nettamente superiori"
David Trezeguet, 29 anni, saluta i suoi tifosi. Ap
David Trezeguet, 29 anni, saluta i suoi tifosi. Ap
23 settembre 2007 - "Lo scudetto? Dobbiamo giocarcela fino in fondo, abbiamo un'ottima rosa. Noi purtroppo non abbiamo coppe e possiamo lavorare in settimana tranquillamente. Ce la dobbiamo giocare ogni domenica, se dopo non ci arriviamo abbiamo comunque il dovere di giocarcela fino in fondo". David Trezeguet ci crede: l'attaccante francese, che oggi ha realizzato il suo centesimo gol in serie A, è fiducioso sulle potenzialità della Juventus, ancora di più dopo l'ottimo pari (2-2) in casa della lanciatissima Roma. "Questo pareggio è molto importante - spiega l'attaccante - . Siamo venuti a Roma con il tridente e non so quante le squadre lo fanno. Li abbiamo sorpresi anche un po', abbiamo fatto una buona gara contro la squadra che fa il miglior calcio a livello italiano. Ci abbiamo creduto fino alla fine e abbiamo ottenuto un pareggio importante a livello di motivazione. Il nostro valore è importante, soprattutto a livello agonistico. Sappiamo di dover migliorare. Oggi abbiamo fatto una buona partita, ottenendo un buon pari. Adesso dobbiamo guardare avanti, mercoledì dobbiamo confermare le nostre ambizioni e vincere". Secondo Trezeguet, questo è "un campionato difficile. Inter e Milan hanno pareggiato, non sarà facile per nessuno".
COBOLLI FELICE - "Il tridente è stata una soluzione coraggiosa con una delle migliori squadre europee". È felice del risultato ottenuto all'Olimpico il presidente della Juventus Giovanni Cobolli Gigli, che tiene a sottolineare il gol n.100 di David Trezeguet: "mi ha fatto molto piacere per lui e per noi". Il numero uno bianconero parla poi della prestazione di Del Piero e del rigore fallito: "Del Piero ha sbagliato un rigore, ma ne ha fatti tanti altri. La sua pagella è piena di ottimi e un rigore sbagliato non cambia la situazione. Ha dato, sta dando e darà tanto alla Juve". A proposito dello scudetto Cobolli si è detto decisamente scettico: "Vincerlo? Appartiene al capitolo dei miracoli".
SENSI DELUSA - Sul fronte romanista, è visibilmente delusa Rosella Sensi dopo il 2-2 dell’Olimpico tra Roma e Juventus. "E’ stata una Roma nettamente superiore - ha detto l’amministratore delegato del club giallorosso -. Un po’ di delusione c’è ma dobbiamo imparare anche da questo e andare avanti. Certo è che la Roma ha avuto tante occasioni, molte di più della Juventus". L’azione del pareggio bianconero, al 90’, è nata da un controfallo deciso dall’arbitro Rizzoli su una rimessa laterale: "Quella cosa non l’ho capita - dice la Sensi - ma non stiamo a sottilizzare, nel complesso è stata una grande Roma".
 

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Derby senza emozioni
Scontri prima della gara
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A Marassi finisce 0-0, ma Samp e Genoa deludono anche sul piano del gioco. Dopo gli scontri del pomeriggio, tifosi impeccabili sugli spalti. Brutto fallo di Bellucci su Rubinho, costretto a uscire. Esordio di Cassano in maglia doriana
Montella lascia il posto a Cassano. Ap
Montella lascia il posto a Cassano. Ap
GENOVA, 23 settembre 2007 - Atteso, incerto fino all'ultimo a causa degli scontri avvenuti nel pomeriggio, combattuto più fuori dallo stadio che in campo: alla fine il derby della Lanterna si è concluso sullo 0-0 ed ha emozionato ben poco. La notizia migliore viene dalla cronaca: durante il match non si sono verificati incidenti, ed anzi le due tifoserie hanno tenuto un comportamento impeccabile sugli spalti. In campo invece le squadre non hanno quasi giocato, men che meno divertito. Esordio promettente di Cassano, in campo dal 30' della ripresa.
BUON INIZIO SAMP - Nella Samp l'unica novità al via è l'inserimento di Delvecchio al posto di Sammarco, nel Genoa di offensivo c'è solo il modulo, con Di Vaio e Borriello schierati là davanti e Rossi a sdoppiarsi fra fase difensiva e offensiva. Ma la condotta in realtà è assai prudente, un po' per scelta, un po' perché la Samp parte a razzo e schiaccia il Genoa dalla trequarti in giù. Pieri e Zenoni spingono senza sosta, altissimi, ma è tutta la Samp a esercitare un pressing che rischia di asfissiare i "cugini". Montella spazia su tutto il fronte d'attacco, Bellucci svaria leggermente arretrato, Delvecchio dà manforte (suo è il tiro più insidioso, al 34', col pallone che sfiora il palo alla destra di Rubinho). Insomma, l'attacco doriano non dà punti di riferimento, il centrocampo non lascia respirare quello rossoblu e il ritmo di gara shakera quel che resta del Genoa. Ma la superiorità doriana non dura in eterno: col passare dei minuti i blucerchiati rallentano, Montella perde vivacità, il Genoa non lievita ma almeno trova qualche spazio in più. I molti falli spezzettano la gara, mentre dagli spalti piovono solo incitamenti e applausi. Il peggio sembra passato.
CARTA SCULLI - Nella ripresa, dopo 5 minuti, Gasperini prova la carta Sculli (per Milanetto), al 12' anche Leon viene gettato nella mischia, al posto di Di Vaio. Ma il cambio in corsa non dà i frutti sperati da Gasperini, e il Genoa continua a macinare calcio compassato e inefficace. Neanche la Samp riesce a cambiare marcia, e dunque la gara rotola verso una conclusione quanto mai scontata. Al 21' Bellucci non evita l'impatto col volto di Rubinho, proteso in tuffo e in anticipo sul pallone: il portiere deve uscire in barella. Al 27' Montella è in tempo per un incontro ravvicinato con scarpi, che però lo ferma in extremis. Poi è Mazzarri a cercare il colpo di coda finale, e alla mezz'ora manda in campo Cassano al posto di un risentito Montella. Parte con promettente piglio autoritario il barese, ma un quarto d'ora è poco per avvitarsi alla partita. Non calano i falli (sette ammoniti), non migliora lo spettacolo: lo 0-0 finale è risultato inevitabile. Anche se al 50' serve un miracolo di Coppola per fermare un tocco a botta sicura di Delvecchio.
 

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l Real si salva a Valladolid
Rossi fa volare il Villarreal
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Nella 4ª giornata della Liga, la capolista soffre tantissimo e strappa l'1-1 con un gol di Saviola. I blancos hanno ora un solo punto di vantaggio sul Villarreal, che supera 2-0 il Murcia con doppietta dell'ex parmigiano, e sul Valencia. Riganò-gol, ma il Levante perde ancora
Giuseppe Rossi, 20 anni, è già diventato l'idolo del Madrigal. Afp
Giuseppe Rossi, 20 anni, è già diventato l'idolo del Madrigal. Afp
MILANO, 23 settembre 2007 - Qual è il vero Real Madrid? Quello titubante nel precampionato e ridicolizzato dal Siviglia nel doppio confronto in Supercoppa? Quello straripante nelle prime tre giornate di Liga e all'esordio in Champions? O quello visto stasera, fortunato a strappare un punto in casa di una neopromossa? Per evitare figuracce, evitiamo di azzardare una risposta. Il Real Madrid targato Schuster, finora, è un rebus inestricabile. L'1-1 maturato a Valladolid, diciamolo subito, va stretto al Valladolid. I blancos sono salvati da Saviola, subentrato nel finale e bravo a mandare in rete il primo pallone toccato.
TURN OVER - Uno dei motivi della brutta prova del Real è probabilmente l'assenza di Sneijder, il migliore tra i madridisti in questo inizio di stagione. L'olandese è sostituito sulla fascia sinistra dal connazionale Drenthe, che sta girando tutti i ruoli possibili ma non ha ancora trovato la sua collocazione in campo. Casillas e Butelle, i due portieri, alternano grandi parate a incertezze, ma per 70' lo 0-0 tiene. Poi arriva il missile di Pedro Lopez, che fulmina Casillas e regala al Valladolid il meritato vantaggio. Schuster, che aveva appena tolto Robinho e Drenthe per insierire Higuain e Robben, si gioca la carta Saviola al posto di Salgado. E viene ripagato: il Valladolid si mangia il raddoppio in contropiede, il fronte si rovescia e una combinazione Guti-Van Nistelrooy serve al "conejo" una palla che va solo spinta dentro. Un punto guadagnato per il Real, alla lunga potrebbe anche pesare: la volata col Barça nella scorsa stagione lo insegna.
"GIUSE" SCATENATO - Una doppietta di Giuseppe Rossi consente al Villarreal di superare 2-0 il Murcia e affiancare il Valencia (vittorioso 2-1 a Siviglia contro il Betis) al secondo posto, a -1 dal Real Madrid. Rossi, inserito nella ripresa al posto di Cazorla, trova entrambi i gol nelle battute finali del match. Il primo centro arriva dopo una combinazione con Franco, anch'egli subentrato nel secondo tempo a Tomasson. Il raddoppio è anche merito del gioiellino Fernandez, autore di un passaggio smarcante per l'italiano. Non basta, invece, il gol del Riganò al Levante, sconfitto 2-1 in casa dall'Athletic Bilbao. Vittorie per il Saragozza (2-1 all'Osasuna) e per l'Atletico Madrid, che con il 4-0 al Racing Santander salva la panchina di Aguirre. Pari in Almeria-Maiorca e Getafe-Deportivo.
 

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Toni-gol, Bayern primo
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Nel posticipo della 6ª giornata di Bundesliga, la squadra di Hitzfeld passeggia a Karlsruhe: finisce 4-1 con reti di Toni (4° gol in campionato), Klose, Altintop e Ze Roberto per i bavaresi, che tornano al comando della classifica a +2 sull'Hertha
Toni esulta alla sua maniera, in compagnia di Klose: per entrambi gol al Karlsruhe. Reuters
Toni esulta alla sua maniera, in compagnia di Klose: per entrambi gol al Karlsruhe. Reuters
MILANO, 23 settembre 2007 - Quarto gol in 5 partite di Bundesliga per Luca Toni, sempre più protagonista nel Bayern che torna in testa alla Bundesliga. L'attaccante italiano segna il gol che sblocca il risultato a Karlsruhe. Raddoppia Klose, poi arriva il 3-0 di Hamit Altintop. I padroni di casa accorciano con Porcello, ma Ze Roberto chiude i conti con la rete del definitivo 4-1. Il Bayern si riprende dunque la testa della classifica dopo 6 giornate: l'Hertha, che ieri aveva momentaneamente scavalcato i bavaresi, è ora staccato di 2 punti.
GOLEADA - Dopo due pareggi, dunque, il Bayern ritrova la via del successo. Non che il Karlsruhe, per la verità, faccia molto per resistere. Al 5' la squadra di Becker è già sotto: Toni riceve il pallone da Van Bommel e si concede un perfetto pallonetto per scavalcare Miller. Poi arriva la quinta rete in Bundesliga di Klose, bravo a sfruttare una respinta di Miller su tiro di Altintop. E' proprio il turco a realizzare il terzo gol con un'altra delle sue classiche bordate, prima che Porcello trovi il varco giusto per ridurre le distanze. Le ristabilisce Ze Roberto, capitalizzando un assist di Klose.
SUPER BAYER - Risale il Bayer Leverkusen, capace di conquistare dieci punti nelle ultime quattro gare. La squadra di Skibbe vince in trasferta sul campo dell'Hannover 3-0. Anche in Germania, come in Italia, mercoledì è in programma un turno infrasettimanale. Il Bayern sarà impegnato all'Allianz Arena contro il fanalino di coda Energie Cottbus, che intanto ha esonerato l'allenatore Sander dopo la sconfitta casalinga contro il Wolfsburg. Per un allenatore che va, uno che resta. Infatti i campioni di Germania dello Stoccarda, nonostante la sonora sconfitta a Brema, hanno rinnovato il contratto di Veh fino al 2009.
 

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Godeas lancia il Mantova
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Nella terza giornata di B i lombardi agganciano in vetta il Lecce e il Modena, insieme a Chievo, Bologna e AlbinoLeffe. Brescia-Piacenza si gioca il 18 settembre
Il Mantova abbraccia Godeas, autore di una doppietta. Newpress
Il Mantova abbraccia Godeas, autore di una doppietta. Newpress
MILANO, 9 settembre 2007 - Due gol decisivi a tempo scaduto e grande ressa in vetta: questo il verdetto della terza giornata di B, in attesa di Brescia-Piacenza, rimandata al 18 settembre. Infatti alle vittorie del Chievo a Treviso (1-0), dell'AlbinoLeffe in casa col Grosseto (2-1) e del Mantova col Messina (due gol negli ultimi minuti, ma già Godeas aveva messo il risultato ad inizio della ripresa nel 4-0 finale), si sono aggiunte le sorprese finali arrivate da Bologna e Modena: al Dall'Ara Adailton ha segnato un gol assai contestato (espulso nell'occasione l'allenatore del Ravenna, Pagliari) al 48', firmando il 2-1 per il Bologna, mentre il Modena ha trovato un ormai insperato 2-2 al 47' con Longo. Ed ora in vetta sono in sei a farla da padrone.
PRIME E VINCENTI - I tre punti del Chievo nascono in trasferta (unica vittoria esterna insieme a quella del Pisa), da un’invenzione di Marcolini al 4': alla fine i veneti superano il Treviso 1-0. Il Mantova deve invece ringraziare Godeas, autore di una doppietta (al 36’ p.t. e al 5’ s.t.) che spiana la strada ai lombardi contro il Messina: 4-0, con i gol nel finale (43' e 46' s.t.) di Noselli e Caridi. Meno altisonante ma altrettanto "pesante" la vittoria dell'AlbinoLeffe sul Grosseto: apre le danze Ruopolo al 43’ della prima frazione, sigla il 2-0 Cellini al 4’ della ripresa (che si è anche fatto parare un calcio di rigore), mentre un rigore di Carparelli riduce le distanze al 24’ della ripresa, ma i giochi sono fatti (2-1). La vittoria che più farà discutere è però quella del Bologna, che ha strappato il 2-1 sul Ravenna al 48' del secondo tempo con Adailton. L'arbitro infatti ha deciso di accordare una punizione su segnalazione di un guardalinee dopo una manciata di secondi, col Ravenna che già si era portato in avanti. E invece sono arrivati nell'ordine il fischio di Saccani, la punizione, il gol del brasiliano e l'espulsione di Pagliari (che ha fatto seguito a quella del bolognese Terzi, al 28' s.t.).
PARI CHE CONTANO - Hanno soltanto pareggiato, ma in ogni caso si confermano nel sestetto di testa: il Lecce ha anche rischiato di vincere a Trieste (in gol l'ex Abbruscato al 7' p.t.), con l'uruguaiano Granoche che ha ristabilito la parità all'11' della ripresa; ha invece pesantemente rischiato di perdere il Modena, in svantaggio in casa con lo Spezia fino al 46' della ripresa. Alla fine invece gli emiliani hanno trasformato uno 0-2 in un 2-2 che li conferma in vetta, con Pinardi e Longo che nella ripresa hanno emulato Guidetti e Do Prado. Fra Ascoli e Rimini a mangiarsi le mani sono i marchigiani: Soncin si è fatto parare un rigore, e sulla ribattuta Bernacci ha centrato un palo: 0-0 e non se ne parli più.
EPPUR SI MUOVE - Muove la classifica il Bari, che passa da zero a tre punti grazie al successo sul Vicenza: di Rajcic e Galasso al 17' e 27' del primo tempo le reti. Vince anche il Frosinone, grazie alla doppietta in rimonta di Lodi: segna Pellicori al 31' della prima frazione, risponde Lodi al 37' e poi al 21' della ripresa. Ultimo risultato di giornata la vittoria del Pisa a Cesena, anche questa in rimonta: Mezavilla rompe gli equilibri dopo 3', Kutuzov firma il pari al 16' e Cerci ribalta il risultato (2-1) al 10' della ripresa. Con Salvetti che ancora recrimina per un rigore spedito fuori al 41' del primo tempo.
Tutti i risultati:
AlbinoLeffe-Grosseto 2-1
Ascoli-Rimini 0-0
Bari-Vicenza 2-0
Bologna-Ravenna 2-1
Cesena-Pisa 1-2
Frosinone-Avellino 2-1
Mantova-Messina 4-0
Modena-Spezia 2-2
Treviso-Chievo 0-1
Triestina-Lecce 1-1
 
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