Sky: pirateria, affare da 1 mld di euro l'anno in europa
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Almeno 1 miliardo di euro l'anno: a tanto ammonta, secondo le stime dell'Aepoc (l'Associazione europea per la protezione delle opere e dei servizi criptati), il volume d'affari diretto della pirateria satellitare in Europa. E soltanto la lotta vittoriosa contro la pirateria, uno dei punti di forza della crescita di Sky, ha consentito più in generale in Italia lo sviluppo del mercato della pay tv. Il fenomeno ha conosciuto forse la sua massima diffusione nel 2001, con l'introduzione del cosiddetto simulcrypt, cioé la possibilità per ciascun cliente di ricevere le offerte di entrambi gli operatori satellitari, Stream e Tele+, con lo stesso decoder. In un mercato di circa 6 milioni di famiglie con parabola, gli abbonati alle due pay tv non superavano i 2 milioni, mentre la diffusione delle smart card pirata cresceva a ritmi vertiginosi. In particolare, è stato il sistema di Tele+ (il Seca Mediaguard) ad essere sottoposto all'attacco della pirateria, costringendo l'operatore a cambiare oltre un milione e mezzo di smart card nel tentativo di ristabilire la sicurezza, modificando il software di criptaggio.
Si calcola che, tra il 1998 e il 2001, Tele+ e Stream abbiano accumulato perdite per 2.450 milioni euro (1.366 Tele+ e 1.080 Stream). Un tracollo finanziario causato proprio dalla presenza di oltre 3 milioni di famiglie dotate di parabola con smart card pirata e dal fatto che molti dei 2 milioni di abbonati 'regolari' pagavano solo un pacchetto base per sfruttare l'intera offerta televisiva (compresi gli eventi in pay per view).
Si stima che una ripresa del fenomeno della pirateria in un mercato come quello italiano, che nel frattempo ha visto la proliferazione degli operatori a pagamento su varie piattaforme trasmissive (cioé satellite, digitale terrestre con Mediaset in prima linea, Ip-tv, Dvb-h), avrebbe effetti devastanti non solo sul mercato pay, ma anche su quello della produzione di questi contenuti. Il valore dei diritti televisivi del calcio, oggi stimato in oltre 500 milioni di euro, crollerebbe e gli effetti sul mercato cinematografico non sarebbero trascurabili, visto che la proliferazione di schede pirata porterebbe a un crollo della vendita di abbonamenti, carte prepagate ma anche di videocassette e dvd: oltre il 50% dei ricavi generati da un film, infatti, provengono dai diritti tv e home video
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Almeno 1 miliardo di euro l'anno: a tanto ammonta, secondo le stime dell'Aepoc (l'Associazione europea per la protezione delle opere e dei servizi criptati), il volume d'affari diretto della pirateria satellitare in Europa. E soltanto la lotta vittoriosa contro la pirateria, uno dei punti di forza della crescita di Sky, ha consentito più in generale in Italia lo sviluppo del mercato della pay tv. Il fenomeno ha conosciuto forse la sua massima diffusione nel 2001, con l'introduzione del cosiddetto simulcrypt, cioé la possibilità per ciascun cliente di ricevere le offerte di entrambi gli operatori satellitari, Stream e Tele+, con lo stesso decoder. In un mercato di circa 6 milioni di famiglie con parabola, gli abbonati alle due pay tv non superavano i 2 milioni, mentre la diffusione delle smart card pirata cresceva a ritmi vertiginosi. In particolare, è stato il sistema di Tele+ (il Seca Mediaguard) ad essere sottoposto all'attacco della pirateria, costringendo l'operatore a cambiare oltre un milione e mezzo di smart card nel tentativo di ristabilire la sicurezza, modificando il software di criptaggio.
Si calcola che, tra il 1998 e il 2001, Tele+ e Stream abbiano accumulato perdite per 2.450 milioni euro (1.366 Tele+ e 1.080 Stream). Un tracollo finanziario causato proprio dalla presenza di oltre 3 milioni di famiglie dotate di parabola con smart card pirata e dal fatto che molti dei 2 milioni di abbonati 'regolari' pagavano solo un pacchetto base per sfruttare l'intera offerta televisiva (compresi gli eventi in pay per view).
Si stima che una ripresa del fenomeno della pirateria in un mercato come quello italiano, che nel frattempo ha visto la proliferazione degli operatori a pagamento su varie piattaforme trasmissive (cioé satellite, digitale terrestre con Mediaset in prima linea, Ip-tv, Dvb-h), avrebbe effetti devastanti non solo sul mercato pay, ma anche su quello della produzione di questi contenuti. Il valore dei diritti televisivi del calcio, oggi stimato in oltre 500 milioni di euro, crollerebbe e gli effetti sul mercato cinematografico non sarebbero trascurabili, visto che la proliferazione di schede pirata porterebbe a un crollo della vendita di abbonamenti, carte prepagate ma anche di videocassette e dvd: oltre il 50% dei ricavi generati da un film, infatti, provengono dai diritti tv e home video
......diciamo che siamo megalomani